Da vero siciliano, il nostro Commissario preferito è davvero una buona forchetta.
Che si tratti dei romanzi di Camilleri o della fiction di Sironi, sono molte le scene in cui il brillante investigatore si abbandona ai piaceri della tavola, come confermato da questa immagine tratta dall’episodio L’odore della Notte.
E poco importa se è la cucina di Adelina, o quella della trattoria di Calogero: per Montalbano la cucina è sacra, e con questa non si scherza.
Ma quali sono i piatti preferiti dal Commissario più famoso d’Italia?
È stato difficile, ma abbiamo selezionato per voi
I 5 piatti preferiti dal Commissario Montalbano
Gli arancini di Montalbano
“Gesù, gli arancini di Adelina! Li aveva assaggiati solo una volta: un ricordo che sicuramente gli era trasùto nel Dna, nel patrimonio genetico”
– Gli arancini di Montalbano.
Non potevamo che aprire questa lista con gli arancini, un piatto amatissimo da Montalbano, comune a tutta la tradizione siciliana.
Arancini, o arancine?
La Sicilia è letteralmente spaccata in due da quello che potrebbe essere definito un conflitto linguistico, tanto che sulla questione è intervenuta anche l’Accademia della Crusca, decretando la validità di entrambe le forme, anche se pare che arancino sia considerata una versione un po’ più dialettale, sebbene corretta.
P.s. Qui in Provincia di Ragusa, si chiamano arancine!
Caponatina di melanzane
Appena aperto il frigorifero, la vide. La caponatina! Sciavuròsa, colorita, abbondante, riempiva un piatto funnùto, una porzione per almeno quattro pirsone. Erano mesi che la cammarera Adelina non gliela faceva trovare. Il pane, nel sacco di plastica, era fresco, accattato nella matinata. Naturali, spontanee, gli acchianarono in bocca le note della marcia trionfale dell’Aida.
– La gita a Tindari
Un contorno della cucina povera siciliana, che utilizza di base ingredienti tipici come melanzane, pomodori e basilico, e con un’inequivocabile nota agrodolce.
Spostandovi di città in città, troverete molto facilmente delle varianti locali della tradizionale caponata: in alcune città si aggiungono i pinoli, in altre tonno, alici, o crostacei.
Pasta ‘ncasciata
…nel frigorifero non c’era niente, nel forno troneggiava una teglia con quattro enormi porzioni di pasta ‘ncasciata, piatto degno dell’Olimpo, se ne mangiò due porzioni, rimise la teglia nel forno, puntò la sveglia, dormì piombigno per un’ora.
– Il cane di terracotta
La pasta ‘ncasciata è un particolare tipo di pasta al forno, tipico della tradizione messinese.
Rispetto alla tradizionale pasta al forno, questa differisce però nella preparazione, che prevede un solo strato di un particolare tipo di pasta completata da una precisa modalità di cottura. che ne giustifica anche il nome.
Da cosa deriva il suo nome?
Dalla brace, in dialetto messinese ‘u ncaçio‘.
La ricetta tradizionale vuole che la pasta ‘ncasciata venga cotta direttamente nella pentola, con uno strato di brace sotto e uno sopra al coperchio.
Spaghetti al nero di seppia
Quel giorno Adelina era entrata in azione, sicché Montalbano trovò pronto in frigo il sugo di seppie, stretto e nero, come piaceva a lui. C’era o no un sospetto d’origano? L’odorò a lungo, prima di metterlo a scaldare, ma magari questa volta l’indagine non ebbe esito.
– Il cane di terracotta
Un altro piatto imprescindibile della tradizione, la cui paternità è rivendicata in tutta la Sicilia Sud-orientale.
Montalbano ne va davvero ghiotto, come del resto ogni vero siciliano.
Il tipico colorito nero è dovuto all’aggiunta, a inizio cottura, del nero ottenuto dalle sacche della seppia.
Il bon ton sconsiglia di servirla a cena per non ritrovarsi tutti con la bocca ‘nera’, ma sicuramente davanti alla bontà di questo piatto, ve ne dimenticherete 🙂
Sarde a Beccafico
S’arrisbigliò malamente: i linzòla, nel sudatizzo del sonno agitato per via del chilo e mezzo di sarde a beccafico che la sera avanti si era sbafàto, gli si erano strettamente arravugliate torno torno il corpo, gli parse d’essere addiventato una mummia.
– Il ladro di merendine
Come potete dedurre da questa citazione, Montalbano va ghiottissimo di questo piatto le cui origini risalgono al dominio arabo in Sicilia, tanto da farne indigestione.
Si tratta di sarde private delle lische e della testa, e farcite con un ripieno di acciughe sotto’olio, pinoli, uva passa, alloro, limone, arancia, zucchero e pangrattato, arrotolate e richiuse su se stesse e cotte in forno.
Pesantucce, vero?
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