“Quale miglior location per sposarci se non in questo posto che è incantevole!”
Così parlava ai giornalisti Luca Zingaretti/Salvo Montalbano pochi minuti prima di mettere l’anello al dito della bellissima Luisa Ranieri.
Il 23 giugno 2012 la coppia è infatti convolata a nozze in uno di quei luoghi dove la realtà sembra incontrare il sogno e che oggi è meta irrinunciabile per qualsiasi turista scelga di visitare la provincia di Ragusa.
Ma qual è questo splendido posto di cui stiamo parlando?
Si tratta del Castello di Donnafugata, un luogo magico a circa 20 minuti di macchina dal nostro B&B e una delle tappe obbligate del vero tour nei luoghi di Montalbano.
Più che un castello, è in realtà un’enorme dimora nobiliare che trasporta in un attimo il visitatore all’epoca dei viceré siciliani.
Non a caso infatti qui sono state girate alcune scene del film “I Viceré” (2007) di Roberto Faenza e, sette anni dopo, ha ospitato anche il cast internazionale di “Tale of Tales” del pluripremiato regista Matteo Garrone.
Le prime riprese del Castello di Donnafugata risalgano però al 1984, quando i fratelli Taviani girarono parte di un episodio del film “Kaos”, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Montalbano e il Castello di Donnafugata
Ovviamente anche Alberto Sironi non si è fatto sfuggire l’occasione e ne “Il commissario Montalbano” l’antico maniero ibleo è diventato la blindata e sorvegliatissima residenza di un anziano boss della mafia.
Ecco invece come Andrea Camilleri, che ne “La gita a Tindari” fa riferimento a una zona di Porto Empedocle, descrive la casa del mafioso:
«Don Balduccio Sinagra abitava, ‘nzèmmula a tutta la sua numerosa famiglia, in una grandissima casa di campagna messa proprio in cima in cima a una collina da tempo immemorabile chiamata Ciuccàfa, a mezza strata tra Vigàta e Montereale».
Ma cosa c’è da vedere nel Castello di Donnafugata?
L’imponente fortezza è un vero tesoro nascosto nella macchia mediterranea delle campagne iblee, ed è insieme a voi che vogliamo scoprirne i gioielli più preziosi.
Il Castello di Donnafugata: tra storia e leggenda
A 15 chilometri da Ragusa, percorrendo una strada dalla quale potrete godere di un caratteristico paesaggio in cui abbondano muri a secco, ulivi e carrubi, arriverete in quella che fu la dimora di villeggiatura di Corrado Arezzo. Sindaco di Ragusa dal 1873 al 1881, il barone di Donnafugata viene ricordato non solo per le sue doti intellettuali ed artistiche, ma anche per essere stato una figura molto importante ed influente per la storia della Sicilia.
Secondo alcuni storici l’edificio risalirebbe forse ai tempi dei Saraceni e degli Arabi, ma quel che è certo è che subì una profonda modifica nel 1865, quando il Barone lo fece ristrutturare aggiungendo elementi neoclassici e gotici.
Proprio così: se oggi possiamo ammirare il Castello così com’è, con la bella loggia e gli archi trilobati — un’immagine simbolo della nostra provincia, ormai — lo dobbiamo proprio a lui.
Ma da dove deriva il nome Donnafugata?
La leggenda più famosa e tramandata dagli antenati è quella che vuole che la “donna in fuga” sia la Regina Bianca di Navarra che, dopo la morte del marito Re Martino I d’Aragona, fu regina di Sicilia.
La bella e giovane sovrana divenne subito oggetto del desiderio del conte di Modica Bernardo Cabrera che, sposandola, sarebbe salito al trono. Rifiutato da Bianca, il vendicativo conte la perseguitò fino a quando non la catturò per poi farla rinchiudere al Castello di Donnafugata da dove poi riuscì a fuggire con l’aiuto di fedeli servi.
Una storia suggestiva, senz’altro, ma da molti considerata un falso storico anche a causa dell’incongruenza di date.
Tra le altre ipotesi sul nome del feudo c’è quella della “sicilianizzazione” del termine arabo ʻAyn al-Ṣiḥḥat che significherebbe “Fonte della salute” per via delle sorgenti di acqua purissima presenti nella zona, ma che fu tradotto dalla gente del posto in “Ronna Fata” oppure “Ronna Fuata”, da qui il nome con il quale oggi tutti chiamano lo splendido Castello di Donnafugata.
Castello di Donnafugata: tra architettura e natura
La sontuosità del Castello è senza dubbio una delle sue caratteristiche principali, così come l’ampiezza degli interni e degli esterni.
Nella grande terrazza accessibile da un’imponente scalinata laterale sorvegliata da due leoni e due sfingi, Don Balduccio Sinagra riceve il Commissario Montalbano. Un’altra volta, nell’episodio “Gli arancini di Montalbano” il poliziotto viene fatto accomodare invece in una delle 120 stanze dello sterminato edificio delle quali oggi solo una ventina sono visitabili.
Tra queste la Pinacoteca con quadri neoclassici, la Sala Biliardo con dipinti alle pareti e un antico tavolo da biliardo circondato da divani, la Sala della Musica dove sono conservati quattro antichi pianoforti, la scenografica Sala degli Specchi denominata così per via degli specchi che rivestono quasi tutte le pareti, la Stanza del Vescovo arredata con mobili intarsiati Boulle e riservato all’alto prelato, membro della famiglia Arezzo nel ‘700; la Sala degli Stemmi, così chiamata perché sulle quattro pareti sono raffigurati i simboli araldici delle famiglie siciliane: insomma, chi più ne ha e più ne metta.
Ma l’eclettico Barone Arezzo non era solo un’amante dell’arte e dell’architettura, ma anche della natura ed è per questo che la nostra visita del sito di Donnafugata prosegue nel meraviglioso parco di otto ettari cosparso di ficus, specie mediterranee ed esotiche.
Esoterico e ricco di simbologie, anche qui ritroviamo bellissimi esempi di architettura, come la cupoletta neoclassica degli innamorati, la Coffee House e la fontana circolare. Una passeggiata in un luogo incantato, perfetto per una fiaba e un… omicidio!
Gli scherzi dell’eccentrico “barone Donnafugata”
Avete capito bene.
Disseminandoli per il parco infatti, il cosiddetto barone burlone aveva fatto realizzare degli “scherzi” per divertire i suoi ospiti e per stuzzicare le fanciulle: uno dei più famosi è il labirinto di pietra utilizzato da Sironi per girare la scena dell’episodio “La Gita a Tindari” in cui vengono ritrovati i corpi senza vita dei coniugi Griffo.
Tra gli altri tranelli voluti dal barone anche quello della chiesetta: il visitatore doveva infatti stare attento ad entrare perché, messo piede su uno degli scalini, un barbuto manichino con le sembianze di un monaco tentava di abbracciarlo facendogli prendere un bello spavento.
Sotto delle finte collinette poi, i più avventurosi potevano esplorare delle minuscole caverne adornate di vere stalattiti e sugheri: proprio qui un pupo inghiottiva delle palline restituendole dal retro
Un’ultima curiosità riguarda un sedile semicircolare con uno schienale che sorprendeva chi vi era appoggiato con improvvisi ma innocui spruzzi d’acqua.
Che dire, al barone Arezzo non mancava certo il senso dell’umorismo.
Donnafugata: non solo set cinematografico
Ma davvero oggi il Castello di Donnafugata è utilizzato dai registi solo come set per film e fiction?
Niente affatto!
Per il suo valore storico, per la sua bellezza e unicità il sito è uno dei luoghi più amati e visitati dai turisti, italiani e stranieri.
Inoltre spostandosi di pochi metri è possibile concedersi un pranzo o una cena in uno dei ristoranti o trattorie presenti nel grande baglio antistante il Castello dove potrete gustare squisiti piatti della tradizionale cucina siciliana.
Per chi fosse già pronto a prenotare il biglietto per venire a trovarci e magari alloggiare in una delle stanze de La Casa di Montalbano, consigliamo alcuni interessanti eventi che si svolgono proprio a Donnafugata:
- l’Arcadia – Comics&Games, il salone internazionale del fumetto, giochi e videogiochi della provincia di Ragusa
- Il Donna Fugata Film Festival per cinefili e non
- il Wine Show Festival, l’evento che celebra il vino in ogni sua sfaccettatura e che per la sua seconda edizione ha avuto come testimonial d’eccezione proprio il nostro goffo Agente Catarella, l’attore ragusano Angelo Russo
Ma non è finita qui!
Tre Secoli di Moda a Donnafugata, la “Collezione Trifiletti”
In attesa dell’apertura della Galleria del Costume, alcune stanze del primo piano del Castello di Donnafugata conservano oggi un raro e prezioso tesoro: il Comune di Ragusa ha infatti acquistato, tra abiti e accessori, 4mila pezzi risalenti al ‘700, ‘800 e ‘900. Fra le più importanti d’Europa, la collezione è quella del marchese Gabriele Arezzo di Trifiletti, un uomo che ha dedicato la sua vita a raccogliere abiti, camicie, divise, corpetti, scarpe, borse, cappelli, ventagli e centinaia di altri oggetti che potranno presto essere ammirati.
Aspettando l’inaugurazione della Galleria, i visitatori intanto potranno godere di alcune esposizioni tematiche che vi lasceranno senza fiato perché “testimonianza della società aristocratica siciliana nel momento del massimo fulgore”.
Dunque, avete ancora dubbi?
Non vi resta che prepararvi, la casa di don Balduccio è aperta al pubblico e aspetta solo di essere scoperta, ma state tranquilli: non sarà sorvegliata come nella fiction!