La casa di Montalbano

Cenni storici

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Punta Secca, frazione di Santa Croce Camerina, sorge a oriente delle insenature e delle frequenti elevazioni che caratterizzano la costa camarinense. Abitata da nuclei di pescatori e di pastori fin dall’antichità più lontana, fu propaggine di Camarina, cui sopravvisse sia pure con una  vita priva di grande luce. Sulle secche e sugli scogli tuttora  visibili nel mare  antistante avvennero naufragi di navi commerciali e militari, i cui relitti con le anfore, le statue, le monete, ecc. emergono a volte dai gelosi fondali sollecitando l’interesse di sub e antichisti e arricchendo  di reperti il vicino Museo di Camarina.

Nei pressi di questo sito il bizantino Belisario raccolse  le milizie destinate a snidare gli ultimi Goti dall’arcipelago maltese e i normanni di Ruggero d’Altavilla  si accinsero a levare le ancore per snidare  gli uomini della mezzaluna dai luoghi ancora occupati.

Dopo alcuni secoli di abbandono, la borgata col territorio circostante e il vicino Casale di Santa Croce giunse per successivi passaggi ai Celestri, nobili del Contado di Modica, che ne iniziarono  la  colonizzazione costruendo una chiesetta,  una camperia per il deposito del tonno  e del pesce salato, tini e fornaci, infine torri di avvistamento e difesa.

Congiunta a Santa Croce con una strada e dotata nel 1853 di un faro di orientamento, Punta Secca si sviluppò ulteriormente per l’incremento delle attività agricole e per la nascita delle prime case  di villeggiatura e di nuovi magazzini, mentre dal napoletano pescatori di sardelle e di corallo giungevano per sfruttare  le  ricchezze  del mare. In una delle tante grotte che bucherellavano la costa negli anni della Grande Guerra trovò rifugio tale “Ernesto” per vivere da anacoreta  e in realtà per fare attività di spionaggio in favore dell’Austria.

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Nel luglio del 1943 Punta Secca con la vicina Punta Braccetto fu area di sbarco  di contingenti della VII Armata americana. Lo sviluppo della  borgata, così come di Casuzze, Caucana, Punta Braccetto è stata veramente grande nel secondo dopoguerra. (Giuseppe Miccichè: “Santa Croce nei secoli”, “Quel caldo luglio del’43”).